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Nel 2014 avevo preventivato la mia partecipazione alla 100km del Sahara in Tunisino ma purtroppo per colpa di uno strappo al polpaccio sx ho dovuto disdire il viaggio seppur con grande dispiacere. Il perdurare del male al polpaccio fino all’inizio di maggio mi aveva ormai fatto pensare a qualche gara dopo agosto. Invece dopo aver ripreso a inizio Maggio ad allenarmi (anche se solo per pochi km la settimana) ho pensato di iscrivermi al MAGRAID 2014 (13-14-15 Giugno), una corsa che avevo già guardato più volte. Guardo il sito e vedo che il numero massimo di concorrenti è di 180 non uno di più quindi mi affretto ad iscrivermi e avrò il pettorale 162. Il Magraid si svolge in un ambiente molto molto particolare i MAGREDI in provincia di Pordenone, per l’esattezza a Cordenons. “Magredo” significa “terra magra”2014-06-15 13.16.36, cioè arida e povera d’acqua per la presenza dei sassi, anche se il regime delle precipitazioni rende il Friuli-Venezia Giulia la regione più piovosa d’Italia. In estate i prati aridi dei magredi appaiono brulli e bruciati dal Sole definendo un paesaggio simile ad alcune lande desolate del meridione o alle steppe continentali dell’Europa orientale. Sono certamente i sassi (claps in friulano) l’elemento più caratteristico dei magredi da cui deriva l’eccezionale singolarità di questo ambiente, il suo particolare microclima e di conseguenza il paesaggio vegetale e le componenti della sua fauna. Sono i sassi che, essendo permeabili, fanno scomparire l’acqua che poi riemerge nella zona delle risorgive. La gara prevende una distanza di 100KM divisa in 3 tappe 25, 55, 20 da percorrere rispettivamente il venerdì sera, il sabato e la domenica mattina, quindi per essere realisti non una passeggiata. Purtroppo gli allenamenti della seconda metà di Maggio non proseguono bene in quanto passato ormai il male al polpaccio mi esce un dolore forte alla fascite plantare sempre sinistra, dovuta probabilmente sempre al polpaccio. Decido però di andare comunque e di provare a fare almeno la prima e la terza tappa. Parto il venerdì e alle 15.30 arrivo al campo base della gara. Il capo base è degno di una descrizione in quanto messo in piedi dai militari del 132° reggimento Carri di Cordenons con tende militari brande militari, cucina da campo militare, bagni, docce, refettorio, insomma hanno reso il campo dotato di tutti i comfort possibili in un ambiente così particolare e ostile.

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L’organizzazione si dimostra subito ottima e gli organizzatori dell’ASD Triathlon team lavorano in armonia con i militari dell’esercito italiano. Personalmente mi è piaciuto molto avere al fianco i ragazzi del nostro esercito che si sono adoperati al massimo per la miglior riuscita della manifestazione. Alle 17.30 breve breefing pre-gara con varie indicazioni importanti e partenza alle 18 precise. Decido di partire con calma per vedere su un terreno così sconnesso come si comportava polpaccio e fascia plantare. Dopo l’emozione della partenza il sentiero procede per una decina di km tra carreggiabili e sentieri nella steppa. Mano a mano il corpo prende le misure a questo ambiente sicuramente molto impegnativo per caviglie e cosce. La gara procede e il caldo e l’umidità sono veramente al limite della sopportazione e diventa obbligatorio bere dal camel-bag ogni 5 minuti un sorso di acqua ovviamente calda. Al 15°km il polpaccio è perfetto mentre la fascia plantare mi fa abbastanza male, comunque ormai arrivo sicuramente alla fine. Finalmente il sole viene coperto dalle nuvole e la temperatura si abbassa e anche un leggero venticello migliora la temperatura percepita. Al 20°Km succede un fatto inaspettato quasi improvvisamente il dolore plantare scompare e anche grazie all’ultima parte del percorso quasi interamente su sentiero mi permette di correre bene. Dopo 2h 24’ arrivo al traguardo molto stanco in quanto i pochi lunghi si fanno sentire ma molto molto soddisfatto. Decido quindi che partirò anche il gg successivo per il tappone. La sera un acquazzone bagna l’accampamento e mentre gustiamo la cena preparata dagli amici militari la temperatura si abbassa e diventa diciamo più vivibile. La notte passa veloce e alla mattina alle 6,30 c’è già chi sia alza. Io mi riposo fino alle 7,45 e poi con alcuni compagni di stanza andiamo a fare colazione. Una colazione oserei dire abbondante visto che ci aspetta il tappone di 55km e visto che la partenza sarà alle 10 il pranzo sarà “on the road”.2014-06-15 08.48.14 Alle 9,30 briefing e poi subito sui pullman dell’esercito che ci accompagnano all’azienda agricola Magredi produttori del vino omonimo. Alle 10 si parte e la tensione generale si respira nell’aria perché la tappa si preannuncia tutt’altro che facile. Tutti partono con un ritmo moderato, e tutto procede bene in un ambiente vario, filari di vite, campi agricoli, qualche piccolo tratto asfaltato ecc… I km passano lentamente e al 20km la fatica inizia a farsi sentire. I pochi lunghi in allenamento come già successo la sera prima si fanno sentire e i muscoli soprattutto delle cosce si induriscono parecchio. Procedo del mio passo costante e cerco di rimanere concentrato in quanto il terreno estremamente sassoso è pieno di d’inside e una storta pregiudicherebbe in maniera pesante la gara. Procedo cauto e costante e mi aggrego per diversi km ad altre persone con le quale scambio due parole. Al 30km la fatica si fa sentire davvero e il percorso fa pagare alla muscolatura un dazio pesante. Al 34°Km dovrebbe esserci l’unico ristoro della gara (gli altri ogni 8-10km erano solo ristori per l’acqua) ma non arriva mai, mai, mai … La testa in questi casi deve prendere il controllo del corpo, in quanto se succede il contrario viene solo voglia di fermarsi e di maledire il gg in cui ci si è iscritti ahahahaha… Finalmente ci siamo arrivo al ristoro. MI fermo bevo un bel bicchiere di Coca e mi metto a sedere su una panca. Mangio 3-4 pezzi di banana un po’ di biscotti e bevo dell’acqua. Poi un po’ di uvetta secca un pezzo di torta e riparto con il mio amico egiziano con il quale ho percorso gli ultimi km. Dopo 1km però mi succede un problema; non fisico per fortuna ma mi si rompe il cinghietto che unisce gli spallacci del camel-bak. Senza questo piccolo accessorio correndo lo zaino va da tutte le parti e mi sbilancia di continuo. Deve pensare a soluzione perché così è impossibile. Corda non ne ho chiedo anche ad altri concorrenti ma nessuno ce l’ha, allora provo a legare le spalline con il Buff che è un po’ elastico. Provo in diversi modi ma nulla da fare è troppo corto, poi però trovo una soluzione che sembra funzionare ovvero da una parte lo annodo e dall’altra lo faccio passare in modo che stringa. Si dai così funziona, ogni km circa lo devo stringere però non è un problema. Intanto i km sono passati senza che me ne accorgessi e sono già al 40°Km. Devo dire che l’esperienza acquisita in questi anni esce fuori e la “testa” prende la gestione di tutto il corpo. Divido gli ultimi 15km in tre sezioni da 5km e ad ogni mini-traguardo mi complimento con me stesso e archivio la gara come terminata. Ad ogni mini-traguardo mi impongo di camminare per 500mt per recuperare le forze e ripartire con più energia sia fisica che mentale. Arriviamo in un punto del percorso in cui guadiamo il fiume entrando con tutte le scarpe in acqua fino a metà polpaccio. Una goduria l’acqua fresca sui piedi che raffreddandosi “GODONO IMMENSAMENTE”. 2014-06-13 20.39.31 Il personale della Croce Rossa sui quad passano ogni 3-4km e chiedono come va e si assicurano che i concorrenti siano in grado di continuare. Sono al 50°km il campo inizia ad essere vicino e in cielo ci sono 3 aerei (penso delle frecce tricolori) che volano e fanno acrobazie sullo stesso; è stupendo vederli creare delle figure in aria con una grazia e una precisione incredibili. Man mano mi avvicino e dopo 6h 29’ taglio il traguardo. Lo speaker mi intervista e mi chiede di cosa ho voglia; la risposta è ferma e secca “DI UNO SPRITZ”. Mi sdrai a terra per riprendere le forze, è stata veramente dura e per quasi metà corsa con solo l’utilizzo della testa. Sono stremato ma soddisfatto e mi bevo 2 litri di acqua 1 RedBull e una Coca. Le ali non spuntano però dopo 15min mi riprendo e vado a fare una doccia rinfrescante. Mano a mano arrivano tutti i concorrenti e arriva quindi l’ora di andare a mangiare. Ho una fame incredibile e si vede che gli organizzatori lo sapevano già e infatti la cena era veramente abbondante e ottima. Questa sera alle 24 gioca l’Italia contro l’Inghilterra in Brasile per i mondiali di calcio ma non credo al guarderò, e assieme hai compagni della tenda 6 alle 22 andiamo a dormire. Domani mattina ci sarà l’ultima tappa di 20km ma su un terreno ostile di sassi di fiume quindi bisogna essere riposati. Al mattino stessa storia del gg prima alle 6,30 in diversi sono già svegli e iniziano a “barcollare” per il campo. Le gambe indurite sono di tutti eccetto forse i top-runner i “normali” invece sono tutti affaticati. Io ho le coscie veramente dure e infiammate faccio fatica a camminare. Cavoli oggi sarà dura, ma mancano “solo” 20km alla fine del Magraid e quindi dovrò mettercela tutta. Alle 10 partenza della terza ed ultima tappa, partono tutti piano e con un azione di corsa mediamente “orribile” causa i dolori nelle varie parti del corpo. Dopo 3km mi inizio a sciogliere e a riprendere a correre diciamo bene. Il percorso però si dirige sul letto del fiume e sono solo sassi di fiume, guadi, qualche cespuglietto e basta. Qui le caviglie per preservarsi si bloccano, i muscoli dei polpacci lavorano molto meno e tutto lo sforzo per correre arriva alle coscie che già provate dal gg precedente si affaticano molto. Decido un ritmo più lento di quello che potrei tenere ma so che con il passare dei km la stanchezza arriverà quindi meglio procedere costante a un ritmo normale. In fatti dal 13-14°Km inizio a passare diversi concorrenti che aveano chiesto troppo prima e adesso erano in difficoltà. I guadi si susseguono uno dopo l’altro e le scarpe non hanno nemmeno il tempo di asciugarsi perché subito arriva un nuovo guado. E’ in effetti un percorso bellissimo e devo dire che nonostante la stanchezza mi sono divertito tantissimo. Vedo all’orizzonte i 2 palloni aerostatici che per tutte e tre le tappe hanno segnato gli ultimi 3km del percorso verso l’accampamento. Tiro al massimo tanto ormai è fatta e mi spingo a 4’30” al km per questi ultimi 3km. All’arrivo è una festa, e si vedono gli sguardi provati ma soddisfatti dei concorrenti. Pacche sulle spalle, promesse di rivederci, birre bevute assieme alle congratulazione ecc… insomma un ambiente di felicità assoluta. Mangio il pranzo velocemente perché poi devo partire per andare a prendere Noemi a un campo in montagna.

Il Magraid è stata una bella esperienza sia di corsa sia conviviale che ha lasciato un segno indelebile nei mie ricordi. La formula di tre tappe in un WE mi è piaciuta davvero tanto e anche l’obbligatorietà di dormire e mangiare nel campo è molto bella. Non sono solito a rifare le gare ma piuttosto di partecipare a delle nuove, ma il Magraid sicuramente mi tenterà ancora.

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